sabato 20 giugno 2015

PAURA. Ma un bel calcio nel sedere?

Paura. Rivincita.
Paura. Vittoria.
Paura. Fierezza.
Ce la sto facendo! No, sto sbagliando tutto.
Sto riacquistando ciò che avevo perso. Devo assolutamente tornare indietro, non posso perdere il controllo in questo modo.
Sto tornando alla vita. Aiuto, e poi? Cosa ne sarà di me? Non ce la posso fare... La sicurezza, ho bisogno di sicurezza.
Paura.

Ogni conquista, ogni passo avanti, ogni riappropriazione di una parte di noi stessi viene immediatamente contrastata dalla malattia.
Ma, riflettiamo un attimo, cosa dà forza alla malattia? LA PAURA.
Siamo così spaventati dai cambiamenti, dall'allontanamento da quel limbo che ci permette di non compiere scelte, di non correre rischi, di non rimanere delusi.

Ora però diamo un bel calcio nel sedere a quell'odioso dca che ci si piazza davanti impedendoci di vedere oltre.
Quel limbo ci permette di non compiere scelte ~ Quel limbo ci impedisce di compiere scelte. Ci immobilizza. Ci rende schiavi di un pensiero ossessivamente e solo apparentemente sicuro.
Quel limbo ci permette di non correre rischi ~ Quel limbo ci impedisce di metterci in gioco. Ci immobilizza. Ci rende schiavi di un pensiero ossessivamente e solo apparentemente sicuro.
Quel limbo ci permette di non rimanere delusi ~ Quel limbo ci impedisce di incorrere in emozioni, oltre che in delusioni, certamente: noi stessi ci sentiamo delusioni, rimanendo in quel limbo.

Non compiere scelte.
Non metterti in gioco.
Non rischiare di incorrere in delusioni.
Agisci d'anticipo! Annullati! 

Tu? Ma se non esisti nemmeno!
Ma no, rimani qui con me, io sono tua amica. Siamo così affiatati ormai, siamo una cosa sola!

Ecco la voce della malattia. Ecco la voce di ciò che ci rende schiavi di un pensiero ossessivamente e solo apparentemente sicuro.Ecco la voce della paura.
Chi prova paura? Noi. In questo modo, chi dà forza alla malattia? Noi.
Dobbiamo arginare la paura. Dobbiamo provarci. Dobbiamo darle quel calcio nel sedere. Liberarcene.
Liberarcene per poter respirare. Senza respirare non si vive.
Non diamogliela vinta.

martedì 9 giugno 2015

La più grande vittoria: VIVERE.

Kris, chi segue questo blog conosce il suo percorso.
Con infinite paure ma immenso coraggio ha affrontato se stessa, ha affrontato il ricovero in un cdca.
Ed ora eccola qui, stupendamente consapevole e ancora più forte!
Cara Kris, sei un grande esempio per tutti noi.

Ecco le sue parole:
' E ho capito molte cose....
Ho capito e imparato a lasciarmi MOLTE cose alle spalle e "farmele scivolare addosso", che il tempo sistema tutto, anche le cose che pensavi non passasero più.
Ho capito che il silenzio aiuta molto a riflettere e la riflessione, molte volte, porta a dei punti "favorevoli".
Ho capito che piangere non è sinonimo di debolezza ma di "anch'io ho un cuore e anch'io soffro".
Ho capito che 1 mese-due o tre non è niente confronto ad una vita o ad un affetto.
Ho capito che chi vuole esserci c'è, sempre, anche con mille difficoltà di mezzo, che l'amico vero è quello che ti rimane accanto anche quando sei nel pieno dello schifo.
Ho capito che ultimamente le persone hanno avuto MOLTA pazienza con me e che ero letteralmente intrattabile, che SE VUOI BENE AD UNA PERSONA LA DEVI LASCIARE LIBERA, che più "stringi" più questa prende le distanze, che se vuole farti del male lo fa in ogni caso.
Ho capito e imparato di chi e cosa fidarmi, che non tutti sono infami, che alcuni ci tengono davvero.
Ho capito che non ha senso essere LA PIÙ importante, ma che basta semplicemente esserlo ...che chi vuole ha la possibilità di darti il mondo invece chi non te lo da significa che non ti merita o, semplicemente, tu meriti di più.
Ho capito e imparato a dire "stop. Ora penso a me", che NESSUNO È PIÙ IMPORTANTE DI ME.
Ho capito che l'età non conta un cazzo, che quando una persona ti entra dentro non c'è limite di niente ....ti arriva, ti smonta, TI CAMBIA, ti rimbambisce e tu non puoi farci ASSOLUTAMENTE nulla.
HO CAPITO CHE IL CIBO NON PUÒ ESSERE MIO NEMICO, CHE UNO STOMACO "PIENO", anche nel riflesso dello specchio, È LA COSA PIÙ NORMALE DEL MONDO, che se "usato" bene (il cibo) non può ucciderti ....e NON DEVI LASCIARTI UCCIDERE.
Ho capito che non bisogna dipendere da nessuno, che se no è la fine, che va bene tenerci ma fino a pagina 9.
Ho capito che è l'imperfezione a rendere SPECIALE una cosa. E io, come molte persone che conosco, non siamo perfette, che la perfezione porta solo in un buco nero irraggiungibile, banale e inutile.
Ho capito che l'aspetto fisico conta davvero poco, per lo stesso motivo che ho spiegato prima: perchè quando una persona ti 'colpisce' -in senso buono- dentro, puoi solo lasciarti andare e provare. provare. provare. Spaccarti le ossa, lottare, cadere, RIPROVARCI, ma senza mai mollare. Lottare fino all'ultimo, LOTTARE SEMPRE PER CIÒ CHE SI VUOLE; che tanto PRIMA o POI le soddisfazioni arrivano.
Ma soprattutto, ma più di tutto in assoluto, ho capito che anch'io valgo qualcosa.... e che anche per me, "vale la pena"!!!! '

Eh sì, chi pronunciò queste parole aveva ragione: "Una vita è come una città, per conoscerla ci si deve perdere."